Anche nelle difficoltà si può programmare il futuro. Oltre che per le vicende extra campo, la stagione della Juventus sarà ricordata anche per la crescita delle nuove leve provenienti dal vivaio, passati per la Next Gen e arrivati in prima squadra. Una schiera di giovani promettenti si è già affacciata nel gruppo di Allegri, da Iling-Junior a Barbieri e Barrenechea. Tuttavia sono Fagioli e Miretti i due esempi di come l'integrazione tra settore giovanile e prima squadra possa essere un percorso virtuoso che, oltre a non gravare eccessivamente sulle casse societarie, aumenta il tasso tecnico a disposizione degli allenatori. In una stagione tormentata, che ha messo in difficoltà calciatori esperti e con un curriculum eccellente, i due hanno resistito, tra fisiologici alti e bassi, gettando le basi per il futuro: un'annata che li ha fortificati e che li ha preparati alle tante turbolenze del mondo del calcio. Il futuro della Juventus è anche il loro.
Accomunarli sarebbe un errore grossolano. Fagioli e Miretti non sono uguali né per percorso, tantomeno per ruolo e caratteristiche tecniche. Gli unici aspetti in comune sono il dna bianconero, come solo chi raggiunge l'obiettivo di vestire la maglia che ha sempre tifato può avere, e la formazione giovanile a Vinovo, nel centro sportivo in cui nascono e crescono le nuove leve del club. Curioso che anche il destino, durante la scorsa estate, sembrava accomunarli: l'instant team richiesto da Allegri, una squadra pronta da subito a battagliare su tutti i fronti, ha rischiato di farli partire in prestito, come successo a Rovella, finito al Monza. Oggi, a due partite dal termine, i due giovani sono stati la più piacevole sorpresa per l'ambiente bianconero.
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La stagione di Fagioli è terminata in anticipo a causa della frattura della clavicola rimediata contro il Siviglia nel match di ritorno. L'appuntamento è per il prossimo campionato, che il centrocampista classe 2001 inizierà da protagonista e non da comprimario. Dopo aver vinto la Serie B con la Cremonese, Fagioli è tornato a Torino con l'intenzione di giocarsi le proprie carte. Le voci sul suo talento avevano già iniziato a diffondersi anni fa, quando Allegri lo segnalò in conferenza stampa e in seguito quando Pirlo lo convocò per la prima volta tra i "grandi". Eppure dopo la conferma nel gruppo di Allegri, con il sacrificio di Rovella, ha faticato a trovare spazio, accumulando 59' complessivi e mai dall'inizio. La svolta arrivò il 29 ottobre a Lecce: l'infortunio di McKennie a metà partita gli diede l'occasione che lui sfruttò alla grande, segnando il gol della vittoria. Da quel momento è diventato un punto di riferimento, segnando anche la partita successiva contro l'Inter, grazie anche al 3-5-2 del tecnico: una mezz'ala tecnica e con i suoi tempi di gioco non poteva languire in panchina, specialmente con tutti quegli infortuni a centrocampo. In stagione ha collezionato 37 presenze con 3 gol e 5 assist: il prossimo anno sarà uno dei protagonisti della Juventus.
Diverso il percorso di Miretti, che già alla fine della scorsa stagione assaggiò il campo in Serie A con la maglia della Juventus. Classe 2003, quindi due anni più giovane di Fagioli, il centrocampista cresciuto a Vinovo ha avuto un inizio da protagonista, portando freschezza e dimostrandosi all'altezza del compito, anche se con il passare delle giornate il peso della responsabilità si è fatto sentire. Non è sceso in campo solo in due partite del girone di andata e in una del girone di Champions, utilizzato da Allegri come mezz'ala e incursore, sfruttando la sua semplicità nelle scelte e la sua rapidità. Eppure nel girone di ritorno e nel percorso in Europa League, il minutaggio è diminuito sensibilmente così come la qualità delle sue prestazioni. Un calo fisiologico per un calciatore di neanche 20 anni, inserito tra i migliori giovani europei della sua annata: le 46 partite con la maglia della Juventus in carriera sono un dato sorprendente per il calcio italiano e per una piazza esigente come quella bianconera. Miretti il prossimo anno sarà anche lui uno dei punti di riferimento della squadra e potrà puntare al miglioramento individuale. Il suo principale tallone d'Achille è la precisione sotto porta: ha chiuso con 39 partite e neanche un gol. In realtà nella sfida con il Lecce era riuscito a sbloccarsi, pescato con un pallonetto illuminante dal compagno di squadra Fagioli. Una rete "made in Next Gen" che fa sognare i tifosi e rassicura la società: anche in una stagione complicata, i due giovani hanno resistito alle intemperie e il prossimo anno saranno ancora più importanti nella rosa bianconera.
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